In occasioni dei 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni, siamo andati alla scoperta dei luoghi raccontati ne “I Promessi Sposi”
Il nostro viaggio nei luoghi manzoniani a Lecco inizia da Villa Manzoni per proseguire a Pescarenico dove si trova l’ex convento dei frati Cappuccini, il luogo dove viveva Fra Cristoforo nel romanzo. Per finire, una bella passeggiata verso il centro di Lecco risalendo il corso del fiume Adda.
Luoghi manzoniani: Villa Manzoni
Entriamo in questa maestosa residenza.
La nostra visita alla Villa inizia da una stanza dove sulle pareti sono proiettati dipinti dell’800 animati che rappresentano i luoghi de “I Promessi Sposi”.
Una suggestiva voce fuori campo di uno scrittore contemporaneo impersona i pensieri immaginari di Alessandro Manzoni se fosse tornato in questa casa perché di fatto non vi è più tornato.
Infatti quando ereditò le proprietà del padre, tra cui questa casa, decise di venderla per comprare la casa a Milano dove andò a vivere.
Qui nacque il padre, il nonno, il bisnonno fino al quadrisavolo; fino al 1600 tutti i Manzoni erano nati in questa casa. Alessandro è nato a Milano perché Giulia Beccaria, la madre, voleva partorire lì in quanto, probabilmente, si sentiva più sicura.
Dopo due settimane dalla nascita anche lui venne a vivere in questa casa che era la residenza principale.
I Manzoni erano una famiglia benestante e molto importante a Lecco, non a Milano. Divennero ricchi perché il quadrisavolo aveva acquistato, con i denari provenienti dalle rendite di terreni agricoli, delle miniere di ferro di rame sulle montagne che si affacciano sopra Lecco in Valsassina ed ebbe l’intuizione di costruire anche dei forni fusori.
Quindi non solo estraeva minerale ma estraeva dal minerale anche i metalli. Proprio perché i forni fusori erano collocati lungo i torrenti che ci sono a Lecco, si trasferisce qui e fa costruire la villa.
La villa è formata da due strutture una attaccata all’altra. Un corpo nobile che ha la forma di una villa in stile neoclassico su due piani e una parte rustica più semplice che ricorda una cascina dove abitavano i contadini che lavoravano nei terreni dei Manzoni.
Al giorno d’oggi non ci sono più i terreni agricoli che erano coltivati a viti e a gelsi che servivano per allevare i bachi da seta. Non a caso ne “I Promessi Sposi” Renzo era un filatore e Lucia lavorava in una filanda.
La cantina
La cantina serviva per la produzione del vino.
Qui notiamo un torchio per schiacciare l’uva.
Il succo d’uva usciva dalla canalina sotto il torchio che scendeva nella botola dove si trovava la vasca di fermentazione non più usata dagli inizi dell’800.
Alla fine del’700 è arrivata una epidemia di un parassita che ha distrutto tutti i vigneti dell’Europa.. Chi comprò la villa Manzoni decide di togliere i vigneti e di mettere tutto a coltivazione di grano.
A testimonianza di ciò è rimasta una ruota di pietra di una macchina che serviva per macinare il grano. Il vino poi veniva trasferito in grandi botti e conservato nella stanza vicina.
Altro attrezzo presente è quello che i contadini chiamavano “La forza del torchio”. Girando la ruota, ruotare il cilindro.
Passiamo nella stanza dove si conservava il vino e da qui, salendo i gradini sulla destra vi è un pozzo che un tempo era la ghiacciaia dove si conservavano i cibi deperibili.
Cappella dell’Assunta
La visita prosegue nella sagrestia della chiesa privata. Qui ci sonoi due dei sei vestiti presenti nel Museo che fanno parte dei costumi usati nello sceneggiato in quattro puntate sulla storia de “I Promossi Sposi” promossa da Rai 1 nel 1990.
Da questi si evince come si vestivano nel 1600. Uno è di una conversa, ragazza che entrava a studiare in convento ma non aveva ancora preso i voti. L’altro è quello indossato da Gertrude durante la cerimonia dei voti definitivi.
Da notare le finestre in alto da dove si affacciavano i nobili per seguire la messa per non mischiarsi ai contadini in chiesa. Qui è sepolto Pietro Manzoni.
Ci soffermiamo a guardare il dipinto che ritrae il Cardinale Federico Borromeo insieme all’Innominato (colui che rapì Lucia) che gli sta chiedendo scusa per tutte le sue malefatte.
La sala da pranzo
Nelle stanze del piano terreno si ricevevano gli ospiti.
In questa sala da pranzo sono presenti mobili originali dei Manzoni tra cui un tavolo allungabile. Il pavimento è antico in cotto lombardo.
Passiamo nella stanza attigua dove c’è la culla originale di Alessandro Manzoni.
In una teca ci sono due oggetti del corredo del battesimo. Il cuscino ha un taglietto in mezzo perché si usava mettere il Santo protettore del bimbo.
Nella stanza sono presenti dei dipinti (delle copie) dove è ritratto Manzoni all’età di 18 anni, 17 anni e con la madre Giulia Beccaria a sei anni.
Lo studio di Don Lisander
Dalla sala si accede a questa stanza. Alessandro Manzoni veniva chiamata Don Lisander.
In un ritratto notiamo che Manzoni ha in mano una tabacchiera e in una teca ne vediamo altre. I nobili usavano fumare il sigaro fino a quando vi fu la rivolta dei sigari per non pagare le tasse agli austriaci tornati nel 1814. Si passò così a fumare la pipa.
Su uno scrittoio una copia di una pagina scritta dallo scrittore. Il foglio è diviso a metà perchè lasciava la parte sinistra per la correzione.
Sala delle Grisaglie
Entriamo in questo salone da ricevimento, in realtà non troppo imponente. Qui ci sono il costume di Don Rodrigo e della madre di Gertrude.
Da notare che quest’ultima non compare ne“ I Promessi Sposi” ma in “Fermo e Lucia”, titolo della prima stesura del romanzo.
Manzoni non volle mai pubblicalo e fu trovato dopo la sua morte.
Lo scrittore cambiò il nome perché Fermo era un nome tipicamente lombardo e non andava bene. In questa prima stesura aveva dedicato ben sei capitoli alla Monaca di Monza tanto era rimasto impressionato dal racconto.
Il salone è decorato con affreschi commissionati da Pietro Manzoni quando si sposò con Giulia Beccaria. La particolarità dei dipinti è che sono sfumati di grigio in modo da sembrare quasi dei bassorilievi. Il personaggio in primo piano proietta un’ombra e sembra sporgente rispetto al resto.
Sul soffitto sono raffigurati in quattro medaglioni i volti dei poeti Omero, Pindaro, Orazio e Virgilio.
Il lampadario è l’unico originale della casa; è in vetro di Murano con candele e non a luce elettrica. Fu portato da Giulia Beccaria in dote con il suo matrimonio.
Prima de “I Promessi Sposi”
In questa stanza, ci sono una serie di libri pubblicati nell’800.
In una teca notiamo il romanzo diviso in tre tomi del 1827, poi riscritto con una differenza tra la prima e la seconda edizione: la lingua in quanto l’autore decide di scrivere in dialetto fiorentino.
L’italiano ancora non esisteva ed è proprio lui che lo inventa per scrivere il famoso romanzo. Al centro troneggia una pagina de “I Promessi Sposi” con illustrazioni.
È una copia originale del libro, con più di 400 immagini, voluto da Manzoni e pubblicato nel 1840.
Nella stanza accanto ci soffermiamo a guardare la raggiera di spilloni che Lucia indossa per sposarsi. Non era una acconciatura usata dalle nobili. Quando le ragazze erano in età da marito, i genitori regalavo gli spilloni che vediamo nella raggiera per raccogliersi i capelli nei giorni di festa.
Gli altri spilloni erano regalati dal fidanzato in numero uguale all’età della donna chiesta in fidanzamento.
La cucina
Sul soffitto sono proiettate scene riguardanti la peste a Milano.
Un pannello racconta la storia della colonna infame, inserita dal Manzoni nel romanzo. Quando una persona era accusata di essere un untore veniva uccisa e la sua casa rasa al suolo.
Sui resti veniva costruita una colonna per infamare la persona e per ricordare agli altri di non commettere lo stesso reato per non incorrere nella stessa sorte.
Il letterato e la politica
In questa stanza in un dipinto sono raffigurati Garibaldi e Manzoni che si abbracciano.
Garibaldi andò a trovare Manzoni a Milano esattamente l’anno successivo all’unità d’Italia: 17 marzo 1862.
Garibaldi fu colui che creò l’Italia unita e Manzoni quello che ha inventato l’italiano, una lingua con cui ci si potesse intendere tutti. Entrambi contribuirono ad unificare l’Italia.
Manzoni pop
In questa stanza ci sono i costumi di Renzo e Lucia. Si riconoscono dalla semplicità, con le maniche legate e non cucite in modo che lo stesso abito potesse essere adattato alle varie stagioni.
Pop deriva da popolare. Il suo romanzo diventa infatti famosissimo tanto da essere tradotto in altre lingue.
Per la prima volta nella letteratura, una storia d’amore tra due persone povere dove la gente vi si immedesimava. Da qui deriva il grande successo..
Vediamo altri libri sui personaggi de “I Promessi Sposi” scritti da altri autori con la speranza di diventare famosi.
Ci sono anche gadget utilizzati dalle aziende per reclamizzare i loro prodotti: Cioccolato Principe regalava figurine, il Corriere dei Piccoli l’ album dei personaggi, dadi Liebig le cartoline raffiguranti i luoghi del romanzo..
Cinema Manzoni
Molti i film realizzati su “I Promessi Sposi”.
Sulla parete è proiettato un montaggio di circa 5 minuti di scene tratte da un film muto del 1922 della durata di quasi 4 ore.
Vediamo don Abbondio, Renzo e Perpetua quando gli dicono che non si può celebrare il matrimonio. In altre scene Lucia.
In un’altra, mentre Don Rodrigo è a pranzo, arriva fra Cristoforo per convincerlo a lasciar stare Lucia. Ma Don Rodrigo lo prende in giro e lo caccia.
La visita alla Villa termina qui. Proseguiamo il nostro tour.
Passeggiata dalla Villa di Manzoni verso Pescarenico
Prima di raggiungere il giardino “dell’addio ai monti”, ci fermiamo nel quartiere Pescarenico di Lecco per visitare la Chiesa.
Pescarenico è l’unica località che Alessandro Manzoni indica precisamente ne “I Promessi Sposi” ed è davvero incantevole!
La chiesa dei Santi Materno e Lucia e Convento dei Cappuccini
A Pescarenico, nel romanzo, si trova il convento dove viveva Fra Cristoforo. Qui Renzo doveva incontrare il frate ma non vi entrò perché, incuriosito, seguì la folla in tumulto.
La chiesa faceva parte di un convento di frati cappuccini chiuso all’inizio del 1800.
Il convento fu costruito fuori dalle mura della città, lungo la strada che collega Lecco con Bergamo perché all’epoca vi erano molti pellegrini che si fermavano in questi luoghi religiosi.
Qui venivano a chiedere aiuto gli abitanti anche dei paesi vicini. Nel romanzo anche Renzo e Lucia si rivolgono ai frati di Pescarenico.
Manzoni da bambino venne qui diverse volte perché attraversava con i contadini i terreni agricoli della sua famiglia che arrivavano fino ai confini col convento. Fece anche il chierichetto e conobbe i frati prima che il convento venisse chiuso.
Fra Cristoforo è un personaggio chiave nella storia ma è realmente esistito o inventato dallo scrittore? Non si hanno dati certi, ma qui visse davvero un Fra Cristoforo quindi anche lui poteva essere tra i personaggi reali della storia come il Cardinale Federico Borromeo e la Monaca di Monza.
Manzoni ci racconta che Cristoforo era il figlio di un ricco commerciante che si fece frate in seguito all’uccisione di un nobile. Si rifugiò nel vicino convento e subito pentito del malfatto decise di prendere i voti.
Nella chiesa, in una stanza posta lateralmente all’altare, c’è una pergamena con scritto i nomi dei religiosi sepolti nella chiesa dove si evince il nome di un Fra Cristoforo sepolto nel novembre 1789 quando Manzoni aveva 4 anni.
Forse lo aveva conosciuto…
Da notare anche il dipinto con ritratto San Francesco.
Monte Resegone
Proseguendo la nostra passeggiata ci fermiamo ad ammirare quello che un tempo era chiamato Monte Serrata perché faceva da confine tra il Ducato di Milano e la Repubblica di Venezia con Bergamo.
Resegone lo chiamavano solo a Lecco, in dialetto, perché il monte è caratterizzato da tante punte. Quando Manzoni lo nomina nel suo romanzo come Monte Resegone, diventa la montagna più famosa d’Italia e le persone iniziano a venire a Lecco per vederlo. Quindi si decide di modificare il nome. Il romanzo ha avuto la forza di cambiare il nome a questa montagna!
La barca Lucia
Lungo la riva del fiume notiamo una barca che ci ricorda quella delle illustrazioni con a bordo Lucia, Renzo e Agnese.
Questa imbarcazione, detto battello, si usava anticamente per pescare e per portare in giro le persone sul lago. Manzoni ci racconta che Lucia sale sul battello e pensa le parole dell’addio ai monti. Quindi, come per il monte, si cambia il nome da “battello” a “barca Lucia”.
I tre archi di legno servivano per mettere una tenda per coprire dal sole ma anche per permettere di pescare sotto la pioggia. Gli abitanti di Pescarenico, come si capisce anche dal nome, erano tutte famiglie di pescatori che pescavano in questo tratto del fiume Adda.
Il ponte
Proseguendo la passeggiata ci fermiamo a guardare il ponte reso famoso dalle illustrazioni de “I Promessi Sposi”.
Nel 1600 all’epoca della storia di Renzo e Lucia, era diverso dall’attuale.
Fu costruito nel 1300 dal Duca di Milano, pensandolo come un ponte fortificato con una torre dove viveva una guarnigione di soldati a protezione di coloro che potevano arrivare dal Nord per conquistare il Ducato di Milano. Ora rimangono solo i resti del basamento della torre.
Lungo l’attraversamento c’erano altre tre torri che servivano per azionare altrettanti ponti levatoi. Era l’unico ponte che permetteva di attraversare il fiume Adda.
Ora i ponti non ci sono più perché alla fine del 1700 Lecco, così come Milano, passò sotto la dominazione degli Austriaci che distrussero torri e ponti levatoi perché attraversarli con i carri era difficoltoso e inoltre Lecco non era più una città di confine in quanto il regno Austriaco era molto più esteso.
Il ponte segna il punto in cui il fiume Adda diventa il lago di Lecco.
Altri luoghi manzoniani
Alessandro Manzoni scelse il Seicento come epoca in cui ambientare i suoi “I Promessi Sposi” e ai quei tempi Lecco era un borgo fortificato, che comprendeva un castello risalente al trecento.
Ai giorni nostri, del castello menzionato dallo scrittore, resta visibile la torre, detta Torre Viscontea, in Piazza XX Settembre.
Oltre ai luoghi descritti, se vi recate nei rioni di Olate e Acquate potete vedere quelle che si presumano siano i luoghi scelti da Manzoni per la casa di Lucia.
Negli stessi quartieri ci sono le chiese riconducibili a Don Abbondio: la chiesa dei Santi Vitale e Valeria ad Olate e la chiesa di San Giorgio ad Acquate. Il Palazzotto di don Rodrigo viene identificato con la villa che sorge in cima allo Zucco, un poggio nel rione di Olate.
Il Castello dell’Innominato è localizzato a Vercurago, nell’alta frazione di Somasca. Qui si trovano i resti della fortezza che nel Trecento è stata un castello di proprietà della famiglia Visconti.
Disegni e scritte sul lungo lago
Passeggiando sul lungo lago ci colpiscono le scritte e i disegni con tema “I Promessi Sposi” sui bordi del ponte. Sono state create da uno street artist di Milano e questo tipo di disegni scomposti in modo che si riescano solo a vedere da un punto preciso di visuale, è detto anamorfosi.